mercoledì 8 dicembre 2010

La cartolina illustrata e il collezionismo


LE CARTOLINE ILLUSTRATE

Un cartoncino color avorio: su un lato l’indirizzo del destinatario e il francobollo, direttamente impresso sulla carta e non attaccato; sull’altro, privo di pregi, il messaggio scritto con caratteri eleganti. È la prima cartolina postale del mondo, emessa dalle poste austriache il 1º ottobre 1869. Inventata, a quanto sembra, dal professor Hermann dell'accademia militare di Wiener Stadt, la Correspondenz-Karte, così era chiamata, nasceva con l'intento di sostituire, per la breve corrispondenza, le lettere a tariffa più onerosa. Per lungo tempo, dopo quella prima, le cartoline postali dell'epoca sono degli 'interi postali', cioè dei cartoncini pre-affrancati; solo successivamente compaiono le versioni con gli spazi per l’apposizione del francobollo.

La storia della cartolina si sviluppa in effetti in breve tempo. Poco dopo la nascita della prima Correspondenz-Karte austriaca, già nel 1870 la Francia vede i natali della prima cartolina illustrata, che conoscerà immediatamente un successo destinato a crescere anno per anno. Di pari passo cresce anche il collezionismo che consiste semplicemente nel conservare tutte le cartoline ricevute da parenti e amici.
È nel 1900 che, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi, gli editori ebbero l’occasione per stampare ben sessanta serie diverse di cartoline illustrate, dando vita all’esplosione del fenomeno.

Rettangoli di cartoncino, solitamente più piccoli delle correnti cartoline dei giorni nostri, che avevano come finalità i saluti dei viaggiatori ai conoscenti e agli scambi di auguri in occasione delle feste. Accanto a queste, più tradizionali, nascono però anche nuove serie che vogliono essere apprezzate per la bellezza, l’interesse dell’immagine e qualche volta anche la rarità. Stampe particolari, soggetti inediti e edizioni speciali in occasione di eventi importanti. Piccole opere d’arte che, stampate a poche centinaia, e qualche volta a poche decine di copie, e numerate progressivamente con l’indicazione della tiratura complessiva (come si usa con le acqueforti), quasi mai si incontrano «viaggiate» per posta ma sono più spesso destinate direttamente agli album dei collezionisti.

A cavallo tra i due secoli, '800 e '900, nel periodo d’oro della grafica decorativa, dell’illustrazione e della figura del cartellonista, molti raffinati illustratori si dedicano alla cartolina come nuova e importante forma di espressione artistica: un esempio su tutti, la firma di Toulouse-Lautrec, benché le sue cartoline siano quasi tutte riduzioni di affiches.
Nel 1902, poi, la Gran Bretagna fu il primo paese a permettere il divided-back, ovvero la linea verticale che separa l’indirizzo del destinatario dal messaggio vero e proprio sul retro della cartolina.
L’inizio del XX secolo è un periodo di affari d’oro per gli editori, basti pensare che nel 1910 si stampano solo in Francia 125 milioni di esemplari. Si noti però come spesso l’editore non coincida con lo stampatore: fino al 1914, infatti, sono gli stampatori tedeschi e austriaci, i migliori nel campo, a rifornire gli editori di tutto il mondo, specie per il materiale riprodotto in litografia, un’arte in cui erano espertissimi.
Nonostante l’inizio della Grande Guerra costringa tutti i paesi all’autarchia, la diffusione della cartolina illustrata non ne risente. Gli illustratori lavorano più che mai e l’immenso numero di cartoline destinate alla stampa patriottica conserva quasi sempre un’ottima qualità. E anche il collezionismo, in questo periodo così difficile, non si ferma, anzi: gli album continuano a essere riempiti, da chi è rimasto a casa, con cartoline che hanno ora una valenza ancora maggiore del solito, perché mandate, con affettuosi saluti, messaggi d’amore, di speranza o di disperazione, da una persona cara esposta ai pericoli del lontano fronte di combattimento.

La voga della cartolina e la cartofilia raggiungono il punto più alto di diffusione durante il periodo tra le due guerre, fino all’incirca al 1925, poi arriva un rapido declino. Si comincia a tornare alle origini, stampando soprattutto le cartoline d’auguri e quelle con le vedute di città, oltre alle serie per gli innamorati; conoscono una certa fortuna i divi del cinema.


CARTOLINA D’AUGURI
La storia dei messaggi d’auguri in cartolina ha origini molto antiche e radicate principalmente in Inghilterra. Già all’inizio dell’Ottocento fra i nobili e ricchi era di moda spedire cartoncini preziosi, incisi o litografati con opere di celebri artisti contemporanei. Verso la metà del secolo, poi, con lo sviluppo della stampa, l’invio di biglietti d’auguri in occasione delle feste comandate divenne quasi un fenomeno di massa.
Fu però solo nel 1870 che venne creata la prima cartolina augurale “popolare”. Un litografo inglese, tale John S. Day, stampò al centro di una semplice cartolina postale da mezzo penny la classica frase “Buon Natale e felice Anno Nuovo“ inquadrata in una cornicetta composta da vischio e agrifoglio.
Da lì in poi fu tutto un proliferare di fantasie. Candele luccicanti, paesaggi innevati, comete e bambini festosi. E poi presepi, Santa Claus (futuro Babbo Natale) e abeti decorati. Bigliettini intagliati, ricamati quasi fossero merletti e addirittura tridimensionali. Questo per tutto il periodo vittoriano (la regina Vittoria fu una vera e propria fan dei biglietti d’auguri) e fino ai primi anni del ‘900, quando le cartoline d’auguri ebbero il loro massimo successo. A dedicarsi a questa nuova forma d’arte furono grandi artisti specializzati in pubblicità, come per esempio Dudovich, con le sue bellissime immagini, soprattutto raffiguranti donnine sorridenti avvolte in sciarpe e manicotti, mollemente adagiate su slitte foderate di pelliccia o intente a piroettare su piste da ghiaccio. Nel mentre all’estero impazzavano le splendide femmine floreali di Alphonse Mucha, precursore dell’Art nouveau.
Ma la maggior parte dei biglietti augurali venivano in effetti dal Nord Europa, da sempre specialista del gusto della decorazione natalizia, che aveva creato vere industrie “editoriali” che rifornivano il mondo intero, grazie alla massiccia presenza degli emigranti sparsi per il globo.
Così come le più generiche cartoline illustrate, anche i più raffinati e ricercati biglietti con intenti augurali caddero in disuso già alla fine della Prima Guerra Mondiale. Lo scambio fu sempre frenetico, ma la qualità della carta e della decorazione via via più scadente e banale.
CARTOFILIA

Qualcuno le conserva nel cassetto dello scrittoio o in mezzo alle pagine dei libri, qualcun altro le incastra nelle vetrine dei mobili della cucina, in bella mostra. E poi c’è addirittura chi le sistema ordinatamente in delicate cornicette appese nel salone “buono” o in album con la copertina in similpelle, quelli per le fotografie, coperte da fogli trasparenti per proteggerle. È la “cartofilia”: un fenomeno che si sviluppa nei primi anni del '900, quando in tutto il mondo si intreccia una fitta rete di corrispondenti che si scrivono con il solo scopo di scambiarsi cartoline. Vengono pubblicate parecchie riviste dedicate al collezionismo e diventano anche numerosi i negozi specializzati. Molte le rassegne e le mostre nazionali e internazionali sulla cartolina illustrata, in un periodo in cui anche l'attività delle case editrici è fiorente.
Con la prima Guerra Mondiale, poi, la propaganda patriottica incentiva la produzione di cartoline tematiche e il collezionismo si diffonde ulteriormente: gli uomini sono al fronte e le donne, rimaste a casa, raccolgono le cartoline che giungono dai luoghi di guerra.
Nonostante il rapido declino, in concomitanza col periodo tra le due guerre e gli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, la cartofilia risuscita a nuova vita verso il 1970, dopo un sonno durato quasi mezzo secolo.
È l’era del collezionista raffinato. Di quello che non riempie gli album con cartoline di qualsiasi genere. Per lui quei cartoncini colorati sono veri e propri oggetti di antiquariato, testimoni della storia, dell’arte e del costume di un’epoca (coincidente all’incirca con quella che prende il nome dallo stile Liberty).
La maggior parte dei “veri” collezionisti sceglie un «tema», tra gli innumerevoli offerti dai disegnatori e editori, e vi si dedica in modo scrupoloso e appassionato. Ci sono le automobili e locomotive, e più in generale i mezzi di trasporto; i giornali; gli animali; eserciti e marine. E poi le serie dedicate ai grandi disastri del secolo, come per esempio il terremoto di Messina del 1908; le pubblicità; il cinema e i varietà, con le fotografie dei divi dell’epoca. Ma soprattutto ci sono le donnine, alcune dall’aria timida e indifesa, altre più spregiudicate e maliziose. Foto in bianco e nero o ritoccate a mano, più o meno accessibili a tutti, e belle donne firmate da importanti disegnatori, scelta costosa riservata a pochi. E ancora i bambini, i fidanzati e i raccontini, serie di cartoline, 5 o 6 solitamente, che raccontano in poche immagini una piccola storia.